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  • Immagine del redattoreVittoria Pisani

Tra-me e il Covid-19 nasce "ArteMater"



Ciao a tutti! Bentrovati! E' da ottobre che non curo il mio diario perché sono successe davvero tante cose. Francesco ha iniziato il primo anno di nido e sono rimasta sola a casa senza lavorare nemmeno come mamma a tempo pieno (è davvero un lavoro fare la mamma!). Ho iniziato a cercare lavoro e a seminare il valore della mia professione in giro per Milano e all'improvviso mi sono trovata a collaborare in alcuni nidi e scuole d'infanzia, sia come conduttrice di laboratori che come formatrice in campo artistico per educatori. Mi dividevo tra lavoro e casa, senza riuscire ad avere il tempo giusto per godermi la famiglia... e poi arrivò il 2020 (come se fosse passato un secolo) pieno di novità, alcune brutte, e come sempre con buoni propositi. Ho iniziato, infatti, a dedicare tutte l'energie per me e per tutto quello che mi sta a cuore. Non perché prima non fosse così, c'era però una consapevolezza nuova a muovermi... ma arriva qualcosa che mi ferma, che ferma tutto e per tutti. All'inizio sembrava che l'emergenza del virus si sarebbe risolta nel giro di due settimane e invece dopo quasi due mesi di lockdown, non ce la caviamo con un arcobaleno fatto coi gessetti.


Era un venerdì pomeriggio come tanti, la settimana prima delle vacanze di Carnevale. Io non ero nemmeno a Milano, ma in viaggio per Salerno per salutare mio nonno che di lì a poco se ne sarebbe andato via per sempre. Non ero tanto tranquilla, ma sapevo che Matteo e Francesco se la sarebbero cavati da soli per un paio di giorni. Intanto in treno chiamavo in continuazione per sapere se Fra avesse pranzato e se Matteo avesse ritirato la sacca del cambio al nido, come ogni venerdì. E già pensavo a che enorme bucato mi sarebbe toccato lavare, al mio rientro la domenica pomeriggio, per far sì che l'indomani fosse stato tutto pronto per ricominciare una nuova settimana.

Nei telegiornali, invece, girava la voce di un focolaio di coronavirus nel Lodigiano, motivo per cui Codogno e altri paesini della zona sarebbero stati messi in quarantena forzata per evitare la diffusione del contagio.

Io lontana dai miei cari, ma vicino alla mia famiglia di origine, non sapevo come stare, se soffrire più per la sofferenza di mio nonno o preoccuparmi di quello che stava accadendo a pochi passi dalla mia seconda casa a Milano.

Domenica, mentre viaggiavo, la situazione iniziò precipitare: dapprima la notizia shock della chiusura di tutte le scuole della Lombardia, poi la mail a mio marito in cui l’azienda per cui lavora chiedeva di andare a ritirare i computer in sede entro sera; essendo tra le più affollate della città di Milano, con dipendenti che arrivano anche dal lodigiano, era stata decisa la chiusura preventiva. Tutti in smart working. Non vi racconto come fu viaggiare per 6 ore in treno con questa notizia che urtava chiunque. Per non parlare del riabbracciare mio figlio e mio marito appena scesa dal treno.


E un giorno tutto si fermò…per tutti.


La situazione oggi è questa: Matteo chiuso in camera nostra a lavorare senza sosta, ed io di nuovo senza lavoro essendo le scuole chiuse, ma con un compito molto più importante... mio figlio! Cuore di mamma, da che si era abituato a stare con altri bambini e nell'affetto continuo delle sue maestre, ora aveva bisogno di me più che mai!

Quell'arcobaleno scarabocchiato sulla lavagna e condiviso con il mondo, non basta per andare avanti. Così mi sono detta "perché non faccio l'arte terapeuta anche con Fra?" e mi sono accorta che invece ho iniziato ad essere davvero la sua "mamma": gioco, mi sporco, rido e mi diverto con lui. Finalmente non sono più solo il genitore che ha responsabilità e preoccupazioni, ma nasce una missione chiamata "ArteMater" : artista e madre insieme che creano materia condivisa a tutti.



E' in questa esperienza che nasce questo progetto: non posso essere artista se non sono anche madre e viceversa. Artem e mater (parole di derivazione latina e anagrammi tra loro, sarà una coincidenza?Non credo, anzi...) si incontrano e fanno la vera relazione che c'è "tra-me" e Fra. Ci voleva il Covid-19 a capirlo?! A quanto pare sì... finalmente un tempo sospeso in cui godere quello che ho e che che sono e riflettere, ma riflettere tanto.


Da madre mi sono sentita in dovere di condividere tutto ciò perché c’è quasi il rischio di dimenticarsi che i bambini esistano e che abbiano diritti ed esigenze specifiche… quantomeno sul versante emotivo. “Andrà tutto bene”: ok, ma ripeto che non basta un arcobaleno. La quarantena ha fatto sì che si producesse attenzione generale maggiore ai più piccoli, sul cercare di non spaventarli: esperti, maestre ed educatori si sono sperticati in consigli, fiabe, arcobaleni da dipingere e da appendere alle finestre nel  tentativo di trasmettere un messaggio rassicurante; poi si è aperta una concentrazione sulla necessità di garantire la continuità scolastica e via compiti come se piovesse, video di lezioni su youtube e videolezioni su piattaforme social dedicate.  I piccoli cercano risposte che non abbiamo e ci struggiamo tra una call con un cliente, tra la pulizia della casa chiedendo di fare "lavoretti" (io chiamo così le attività da eseguire e non le esperienze libere e creative) perché noi adulti li utilizziamo come lo sciroppo di Mary Poppins per esorcizzare le loro paure , ma mentre si tengono impegnati, loro si chiedono “quando va via il virus? e lì non basta l’ennesimo bellissimo arcobaleno a camuffare il fatto che noi adulti una risposta non ce l’abbiamo. Sono le emozioni che chiedono di uscire ed essere espresse e noi dobbiamo aiutarli a farlo!  Anche per loro questa situazione è pesantissima da sostenere e che la privazione delle libertà individuali e delle routine quotidiane, per quanto necessaria per il benessere proprio e altrui, scateni inevitabilmente emozioni negative anche nei bambini. Solo che loro, per questioni legate all’età, non hanno gli strumenti né per riconoscerle a pieno, né per riuscire ad esprimerle in modo efficace. Siamo noi adulti a doverli aiutare in questo. Io per prima sto facendo una grande fatica a gestire le contrastanti emozioni, tra paura del futuro e la gioia di avere la mia famiglia con me. Poi subentra la frustrazione della clausura, di una convivenza forzata e si sbrocca. Proviamo ad offrirci, quindi, in quello che sappiamo fare meglio e dare loro degli spunti di attività in cui possiamo esprimerci tutti insieme! Noi disegniamo, giochiamo con il didò, costruiamo torri di cartone e poi abbatterle con i peluche, giochiamo con materiali semplici in giro per casa. Lasciateli sfogare, lasciatevi sfogare.

Da madre lo sto capendo solo adesso, e da artista ho capito che ho questo meraviglioso strumento per abbattere il coronavirus e tutte le difficoltà che incontreremo per la strada. Ecco perché voglio condividere le nostre avventure creative attraverso "ArteMater", che potrei definire un po' uno spin-off della mia esperienza dell'arte, ma Fra è sempre al primo posto. L'arte è il mega contenitore della mia vita e anche della mia maternità. E' il mio sfogo, il mio benessere e chissà che non può diventarlo anche per voi.

"ArteMater" è da oggi materia creativa condivisa a voi!

Seguiteci sul canale YouTube ArteMater oppure sulla pagina Instagram.




Faremo #solocosebelle, INSIEME!



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